Altitudine

250 m slm

Superficie

18,72 Km2

Abitanti

2.571

Densità

137,34 ab/Km2

CAP

89030

Nome abitanti

benestaresi

Santo patrono

San Michele

Giorno festivo

29 settembre

 

 

L’origine del nome di questo piccolo centro si affida alla storia popolare. Si narra che quando i primi abitanti di questo territorio andavano (intorno al 1450) dal duca di Bovalino per riverirlo, alla domanda del signore su come stessero le bestie essi rispondevano: «Bene! Da noi è tutto un benestare». Così il duca, prendendo le parole alla lettera, quando si trattava di definire la località lo faceva con quell’epiteto. Altri, invece, sostengono che il nome stia a indicare l’amena posizione. Il paese, dopo essere stato dei duchi di Bovalino, passò al marchese di Fuscaldo e, quindi, ai duchi di Benestare.

Certamente tra il ’600 e il ’700 nacque il primo nucleo fondato da agricoltori che vi si stabilirono per coltivare le terre. Il territorio era allora compreso nella baronia di Bianco, appartenente ai Carafa di Roccella, e ne seguì la storia. Prima fu sotto il dominio dei Caracciolo di Morano e poi sotto quello dei Pescara Diano (1716-1806).

Il forte terremoto che lo colpì nel 1783 lo danneggiò notevolmente, provocando perdite valutate intorno ai 30mila ducati. L’ordinamento amministrativo dei francesi, nel 1806, lo considerò “luogo” destinandolo al governo di Ardore. La successiva disposizione del 1811, per la quale venivano istituiti i Comuni, lo riconosceva tale con pertinenza sui villaggi di Careri e di Cirella. All’epoca Benestare possedeva molte terre che poi vennero assorbite dai Comuni confinanti. Successivamente un decreto del 1836 lo privò di Careri e un altro del 1875 di Cirella.

La storia di Benestare ha conosciuto due momenti di particolare rilievo. Nel 1906 la popolazione si ribellò al malgoverno dell’Amministrazione locale condotta dai Guidace. Durante i giorni della rivolta un uomo perse la vita e molti rimasero feriti. L’altro episodio accadde nel 1934, quando nella sede del Fascio in paese venne dato fuoco al gagliardetto. Un gesto simbolico con un palese significato politico che portò all’apertura di un’inchiesta. Il fatto, però, non venne mai chiarito.

È il tipico centro collinare della Locride con piccole casette sparse su vari livelli che, nella loro disposizione, ricordano quasi la forma di un ferro di cavallo. Di particolare rilievo sono le case del centro storico del paese interamente costruite in gesso dalle antiche carcamuse, ovvero le fornaci dove si lavorava il gesso.

Promontorio Varraro Partendo dal rione Garreffa nel centro abitato si può raggiungere, a piedi o in automobile, il promontorio Varraro che dista circa 5 km dal paese (seguire le indicazioni). Da questa località si gode una stupenda vista e la flora è ricca. Vi sono castagneti, noci, querce secolari e, nei periodi adatti, funghi porcini. È una zona attrezzata di area pic-nic: barbecue, dondoli, tavolini e fontane.

Località Perrone Partendo dal centro abitato, a piedi o in auto, si segue la Provinciale Benestare-San Nicola. In località Vitina c'è la diramazione per Perrone (2,5 km dal paese), ben segnalata. Il punto è molto panoramico. Le aree pic-nic e le fontane si confondono tra calipsi e pini marini. Qui ci sono le fonti sorgive Frandina e Carlovoi. Vicino anche un centro sportivo.

 

Le chiese

Come in molti altri centri in provincia di Reggio le opere d’arte sono concentrate quasi esclusivamente nelle chiese.

La chiesa matrice nel 1500 era solo economale. Fu elevata a parrocchia nel 1609 da monsignore Mattei. Nel 1817 l'arciprete De Romeis aggiunse altre due navate. All'interno si conserva ancora un altare notevole dedicato all'Addolorata, pare costruito su ordinazione della duchessa di Benestare, donna Lucrezia Reggio, con l'onere di una messa settimanale. Molte le statue, tra queste quella del patrono San Michele e quella della Madonna del Rosario. In fondo, l'abside con il soffitto a volta. La facciata esterna è molto sobria. Tre sono gli ingressi e, sulla destra, c'è il campanile. In questa chiesa aveva sede la confraternita del Venerabile. Nel 1753 vi fu istituita la confraternita del SS. Rosario riconosciuta col decreto regio del 1777.

Si ipotizza che sul promontorio Varraro un tempo sorgesse un convento, retto da monaci Basiliani, dedicato a Santa Maria del Gesù. Una volta soppresso (1810), in seguito all'invasione dell'esercito francese, i suoi tesori artistici sarebbero stati ceduti dal marchese di Fuscaldo alla chiesa matrice. Anche le campane. Ma quando il convento fu ripristinato i religiosi reclamarono la restituzione di queste ultime e si aprì una causa presso il Tribunale di Catanzaro che fu persa dai religiosi.
Il ritrovamento di alcuni ruderi sul Varraro confermerebbe l'ipotesi.

La chiesa S. Giuseppe e S. Antonio, situata nel rione Croce, fu edificata in tempi remoti e distrutta interamente dal terremoto del 1783. Fu poi ricostruita e dotata di una congrua (reddito minimo di un beneficio ecclesiastico) grazie al duca di Benestare, don Giovanni Pescara. Con il sisma del 1908 riportò altri danni poi riparati. In questa chiesa è installata l'omonima confraternita. La facciata esterna è rivestita a mattoncini.

 

 

 

La “chiesa nuova”

A Benestare, negli anni Trenta, venne costruita quella che nelle intenzioni sarebbe dovuta diventare una chiesa. Ma, a parte le mura esterne, non fu mai terminata poiché la ditta che eseguiva i lavori fallì e in seguito morì anche il proprietario. La “chiesa nuova”, così la chiamano in paese, ovviamente non è mai stata consacrata. L’imponente costruzione troneggia proprio all’ingresso di Benestare, con tanto di campanile a base quadrata e croce in alto. Oggi appartiene per usucapione al Comune ed è adibita a sala polifunzionale.

Cunfrunta

Il giorno di Pasqua si celebra la resurrezione di Cristo. Per l'occasione si tramanda da secoli la tradizionale "Cunfrunta" e cioè: l'annuncio a Maria da parte di Giovanni, del Cristo risorto. E così avviene l'incontro in Piazza Ariaporu di Benestare con San Giovanni che arriva dalla zona Timpa ed incontra la Madonna (vestita di nero) che invece arriva in piazza dalla Via Roma, il Santo comunica a Maria SS che suo figlio, Gesù Cristo, è risorto. San Giovanni viene portato dai confratelli avanti e indietro per ben tre volte "comunicando con Gesù e la Madonna. La statua del Cristo risorto arriva dalla Via Mazzini e l'incontro "a Cunfrunta" avviene nell'antica piazzuola Ariaporu. La Madonna si sveste del manto nero e tra suoni di tamburi, banda musicale spari di mortaretti, applausi e canti religiosi, i Tre Santi vengono girati a cerchio per diverse volte. Si procede poi con la processione per le vie del paese.

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