Caulonia, anticamente chiamata Castelvetere,
è
costituita da Caulonia Centro Storico (Caulonia Superiore) e Caulonia Marina, ambedue insediamenti di
medesima importanza. Il centro storico è situato a 300 m. s.l.m,
ma ha registrato, da ormai più di vent'anni, un abbandono
progressivamente crescente delle abitazioni del borgo a
vantaggio di quelle della sua frazione sul litorale. È un borgo
di collina estremamente affascinante
formato da un intreccio di numerose vicoli molto stretti e
particolarmente acclivi chiamati vinedi. Si erge su un vero e
proprio cucuzzolo collinare, che rende la città simile ad una
roccaforte, e che la circonda di meravigliosi dirupi, dette timpi.
È probabile
che Caulonia sia stata fondata dai profughi dell’antica Caulonia
magno-greca, identificata, grazie al ritrovamento dì resti monumentali
di un tempio dorico, nell’area compresa tra Punta Stilo e l’abitato di
Monasterace marina.
L’odierna Caulonia nacque, probabilmente, nel
periodo tardo romano o in epoca bizantina. Il suo nome era Castrum Vetus
(Castelvetere). Della sua storia non si conosce molto; notizie certe
risalgono al periodo Angioino quando divenne feudo.
Fu governato dai Carafa fino al 1806 con l’eccezione del periodo
aragonese.
Nel 1863 Castelvetere assunse il nome di Caulonia e subì delle profonde
mutazioni. Caulonia è ricca di storia e di cultura ed ha un centro
storico dai tratti medievali al quale si accede dalle porte, ancora che
appartenevano alle mura di cinta.
Oggi sono visibili i ruderi del
castello del XV secolo che in passato fu abitato dai Carafa. Tra le
chiese, la più antica è quella di San Zaccaria, di cui rimane soltanto
l'abside con l’affresco raffigurante una “Deesis” (icona bizantina in
cui il Cristo benedicente viene raffigurato tra la Madonna e San
Giovanni).
 La chiesa dell’immacolata, che originariamente faceva parte
di un convento agostiniano andato distrutto, nella semplicità delle
forme presenta quali elementi decorativi il grande portale e la
soprastante nicchia con l’affresco dell’Immacolata.
L’interno, riccamente decorato con
stucchi, ospita la preziosa statua in legno del Cristo legato alla
colonna del secolo XVII e la statua tigne a della Madonna Immacolata
databile tra il XVIII e XIX secolo. Addossato alla fiancata sinistra
della chiesa vi è il bel campanile di forma settecentesca, cui il
recente restauro ha restituito i colori tipici dell’architettura
meridionale del XVIII e XIX sec. Piazza Umberto I, che si sviluppa su
diversi livelli, offre uno degli scorci più suggestivi del paese: qui si
affacciano i palazzi più belli di Caulonia, palazzo Hierace e palazzo
Cricelli.
Nella parte bassa della piazza sorge la chiesa Matrice di
Santa Maria Assunta, fondata in età medievale e rifatta in periodo
rinascimentale (1518). L’impianto di tipo basilicale a tre navate ha
l’altare maggiore e gli altari delle navate laterali in marmo del XVIII
secolo. Dietro l’altare maggiore, appoggiato alla parete di fonde
dell’abside, vi è il monumento funerario in marmo bianco eretto da
Vincenzo Carafa in memoria del padre Giacomo, come si evince
dall’epigrafe scolpita sul sarcofago. Il mausoleo opera cinquecentesca
di ignoto autore, ripropone il modello del monumento funerario
rinascimentale: scolpito a basso rilievo e ricco di ornamenti, è stata
dichiarato monumento nazionale.
Nella parte più alta di piazza Umberto
I, spicca l’elegante facciata della chiesa di S. Maria dei Minniti: la
chiesa, in stile tardo barocco, faceva parte del Monastero di S. Maria
di Valverde; dal portale in granito, si accede all’interno, ad unica
navata, dove si possono ammirare splendidi stucchi del settecento. Delle
circa cinquanta chiese che si trovavano nel XVI secolo in Castelvetere
meritano di essere menzionate anche la chiesa del S.S. Rosario, facente
parte in origine del Convento dei PP Domenicani, e la chiesa di S.
Silvestro e S. Barbara. A Caulonia è stato da poco realizzato un museo
diocesano dove si conservano preziose argenterie. In località Casigli, a
Caulonia Marina, si trova la Torre dei Camillari, costruita intorno al
1550 la torre, che faceva parte di, un grande complesso difensivo delle
coste calabresi, è una delle meglio conservate, Su di uno sperone di
roccia, in prossimità della frazione S. Nicola, sorge l’Eremo di S.
Ilarione: l’orientamento della chiesa e taluni particolari
architettonici lasciano presupporre che la fondazione sia da
ricondurre al monachesimo medievale bizantino.
Molto suggestivi ed affascinanti, non solo sotto l'aspetto
puramente folkloristico, i festeggiamenti religiosi per la
settimana santa di Pasqua (come non citare la processione del
Santo Sabato, detta Caracolo), che conservano intatta, a
dispetto dell'inesorabile smarrimento d'interesse degli abitanti
più giovani, ai quali si demanda il compito di conservarne
quanto meno la magia mistica, l'eredità di una tradizione
religiosa tipicamente meridionale, costellata da rituali di
ostentata devozione, figlia di un tempo e di un mondo che si
sono esauriti.
Allo stesso modo dei limitrofi comuni del litorale, il paese
vive principalmente di turismo, capitalizzando lo splendido mare
che la bagna.
Nei mesi estivi, infatti, il paese si anima, ed
arriva ad accogliere una popolazione fluttuante più che doppia
rispetto ai residenti invernali, ravvivando un ambiente urbano
che nei mesi invernali è piuttosto spento e tranquillo.
Da circa
una decina di anni, viene organizzata nella settimana centrale
di Agosto il Tarantella Power, una manifestazione musicale che
si rifa alla tradizione della musica popolare calabrese, e che
si tiene esclusivamente al borgo, la quale richiama un numero
considerevole di giovani interessati e festanti. |
La repubblica rossa di
Caulonia
Il
6 marzo
1945, nasce sotto la guida del sindaco di Caulonia,
l'insegnante elementare iscritto dal 1943 al partito
comunsita Pasquale Cavallaro, la breve Repubblica
Rossa di Caulonia. La rivolta difatti dura appena 5
giorni, il 9 marzo viene già sedata. Scaturisce tutto
dalle proteste e tumulti contadini, soggiogati ancora da
potenti proprietari terrieri. La scintilla viene fatta
scattare dall'arresto di Ercole Cavallaro, figlio del
Sindaco, accusato di furto ad un notabile. La rivolta si
estende in poco tempo anche ai comuni limitrofi. In quei
pochi giorni i contadini, protagonisti della rivolta
proclamano più volte la repubblica e istituisco un
esercito popolare e un tribunale del popolo.
Inizialmente supportati dal PCI locale, con la venuta
dei primi morti: il bracciante Ilario Bava e il parroco
Gennaro Amato, i rivoltosi sono isolati e vengono
velocemente disarmati. Il
15 aprile
1945 Cavallaro si dimette da Sindaco. Tutti i
partecipanti alla sommossa furono accusati davanti al
tribunale di Locri di costituzione di bande armate,
estorsione, violenza a privati, usurpazione di pubblico
impiego e omicidio. 80 persone furono picchiate, di cui
2 morte per le torture subite.
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