Francesco Perri

Nasce il 15 luglio 1885 a Careri (R.C.), primogenito di una famiglia di agricoltori. Frequenta le prime tre classi delle Scuole elementari esistenti in paese.

Quando il padre muore all’età di anni 53, Francesco ha 12 anni, e due ha il minore dei cinque fratelli. Consegue da privatista la licenza ginnasiale presso il ''Ginnasio Campanella''. Si trasferisce a Fossano in Piemonte, quale vincitore di concorso nell'Amministrazione delle Poste. Pubblica Primi canti', sotto il nome di Ferruccio Pandora, dove sono presenti i temi sociali e civili che approfondirà nelle opere migliori della maturità.
Pubblica il poemetto Gli Angeli in cui evoca il culto degli angeli nella tradizione popolare. Consegue la laurea in giurisprudenza a Torino con una tesi sulle colonie. Collabora alla Voce Repubblicana, fin dalla fondazione del giornale, di cui sarà uno dei più autorevoli collaboratori.
Firma gli articoli col proprio nome o con lo pseudonimo di Pan e, dal 23 settembre 1923, con quello di Paolo Albatrelli, corrispondente da Lugano. Tale cambio di firma serve per depistare i fascisti, che si erano rivolti alla direzione del giornale per individuarlo, e, nella migliore delle ipotesi, menarlo e purgarlo, come, al tempo, essi facevano nei riguardi degli avversari politici.
Denuncia, tra i primi in Italia, l’illegalità della milizia fascista e ne invoca le leggi penali. Mussolini, furibondo, lo addita al pubblico dileggio quale liberticida.

Nel 1924 esce a puntate su La Voce il romanzo I conquistatori. Il romanzo narra il mondo torbido in cui si svolge la sanguinosa repressione fascista nella Lomellina, gli egoismi, la demagogia politica, l'asservimento al potere di gran parte della cultura. Ma il romanzo è soprattutto un appassionato appello a quanti s'interessano di politica, in ogni tempo e luogo, perché siano consapevoli della loro missione di servizio.

I fascisti comprendono bene i danni che il romanzo può recare al consolidamento del loro potere e si pongono alla caccia del libro invitando i librai a toglierlo dalle vetrine se non vogliono che esse vadano in frantumi. Perri è obbligato a scrivere una dichiarazione con la quale s'impegna a non consentire la traduzione né in Italia, né altrove. Ma siccome è imminente la traduzione in Francia, Perri dovrebbe espatriare per poterla realizzare, ma non si sente di lasciare il suo paese. Le copie del romanzo sono sequestrate e bruciate in piazza.

Nel 1926 l'Amministrazione delle Poste sotto l'accusa principale di aver scritto I Conquistatori e quella conseguente di antifascista e di repubblicano irriducibile, lo riferisce alla Commissione di disciplina per l'esonero, e, dieci giorni dopo, d'autorità lo colloca in pensione. Francesco Perri ha quattro figli, il più piccolo di nove mesi. Al Ministero che lo convoca a Roma per discolparsi risponde : -'' Non ritengo necessario e utile venire a Roma, perché non trovo nulla da ritrattare. Le accuse che codesto Ministero mi addebita, o sono false o fantastiche, o si riferiscono alla mia attività in periodo precedente all'approvazione della legge che mi si vuole applicare. Protesto per l'ingiustizia e l'illegale provvedimento che mi colpisce, e mi riservo di farmi rendere giustizia quando che sia nell'avvenire''.

"Emigranti" (1928), tradotto in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Germania, Spagna, Olanda, Russia e Portogallo, è senza dubbio l'opera più felice di Francesco Perri: è il primo romanzo della narrativa meridionale che, dopo il Verga, riporta il popolo sulla scena. Un critico della Nuova Zelanda, dopo averne letta l'edizione inglese scrisse nel quotidiano "L'araldo": Leggendo questo libro, noi siamo costretti a modificare completamente l'idea che avevamo dell'emigrante meridionale. Lo credevamo un uomo da trattare coi rigori della legge e, invece, in questo romanzo ce lo ritroviamo un figlio della terra, che si conquista l'amore e la simpatia degli uomini sotto tutte le latitudini.

Nel 1932 viene arrestato e trattenuto in prigione 50 giorni, sotto l’accusa di tenere relazioni con gli antifascisti esuli. Una sua lettera, inviata alla signora Dell'Isola in Francia, sua amica, finisce nelle mani della censura fascista che ritiene il nome della signora una parola in codice: un messaggio per i fratelli Rosselli, proprio in quei giorni fuggiti dal confino.

In questi anni scrive per periodici: La Domenica del Corriere ; Il Corriere dei Piccoli con gli pseudonimi: Nepos e Ariel. Su la Domenica del corriere appaiono circa 200 profili di personaggi celebri: poeti, scrittori, musicisti, condottieri, ecc…, in forma semplice adatta alle lettura popolare. Collabora alla biblioteca per ragazzi de La Scala d’oro (UTET) traducendo e rinarrando diverse opere celebri della letteratura mondiale

Nel 1943  si rifugia, con la famiglia, a Caspoggio (Sondrio) per porsi al riparo dai bombardamenti e per sottrarsi alle possibili intemperanze dei fascisti arrabbiati per lo sbarco alleato in Sicilia.

La sua casa a Milano è abbattuta dai bombardamenti. Vengono distrutti anche i mobili , la biblioteca e quanto lo scrittore aveva raccolto in trent'anni di lavoro letterario. Il figlio Giulio, arrestato dai tedeschi riesce a liberarsi e a raggiungere i partigiani in montagna; il figlio Virgilio, il più giovane, dopo tre mesi di servizio sotto i tedeschi, si salva riparando in Svizzera.

Nel periodo della Repubblica Sociale vive a Milano, cauto e appartato, ma sempre combattivo. Suo è il commento, sulla Voce repubblicana clandestina, del discorso tenuto da Mussolini al Lirico.

Scrive, richiesto dalla Presidenza del Consiglio il saggio, L'Italia vivente sull'emigrazione, in cui rivolge un sentito appello alle potenze vincitrici perché aiutino l'Italia e l'Europa, devastate dalla guerra, alla risoluzione della questione sociale come fattore di equilibrio pacifico nel mondo civile.

A liberazione avvenuta, volle rimanere, come scrittore, in una dignitosa posizione di riserbo, rifiutandosi di presentare come altri, magari assai meno meritevoli, il conto delle sue benemerenze politiche, non chiedendo alla critica di risarcirlo del forzato silenzio di quasi tre lustri. Riprese invece il suo posto nella lotta politica e nel giornalismo, prima a Genova dove diresse il quotidiano Tribuna del popolo e poi nel '46 alla direzione de La Voce Repubblicana, giornale al quale aveva vivamente collaborato negli anni tra il 1921 e il 1926, prima della sua soppressione da parte del governo fascista".

Nel 1946   dirige La Voce Repubblicana durante la campagna referendaria. Candidato in Calabria, alle elezioni dell’Assemblea Costituente, non è eletto per pochi voti. Viene reintegrato nell’impiego. Esce il Dizionario di mitologia classica

Nel 1947   denuncia, con fermezza, l'ignobile spettacolo di tanti che sputano nel piatto dove hanno mangiato per vent'anni e le proterve esibizioni di quanti tentano di camuffarsi da antifascisti, di presentarsi come perseguitati politici, liberatori della Patria.

I suoi scritti appaiono sui giornali più importanti dell’epoca : Avanti, Unità, Il Mattino, la Fiera letteraria, l’Osservatorio politico letterario , Corriere del Popolo, Lavoro nuovo, ecc...

Pertini, Nenni, sollecitano come preziosa la collaborazione ai giornali da loro diretti.

Esce Fra Diavolo, profilo del celebre brigante di Itri, in cui sono descritti la viltà e la miseria morale dell’epoca e del territorio dove opera il brigante.

Nel 1954 matura il diritto alla pensione. ''Dio, sia lodato e ringraziato", nota nel diario, "ho ottenuto quello che aspiravo da tempo; raggiungere, una volta tanto e sia pure nella vecchiaia, la piena disponibilità del mio tempo, per potermi dedicare interamente, in tranquillità, al mio lavoro letterario". Trascorre l’estate a Careri; il più lungo soggiorno nel paese da cui (1905) era emigrato per lavoro.

Nel 1955 si trasferisce nella casa di sua proprietà (costruita in cooperativa) a Pavia, in Viale della Libertà , con la bella vista sul Ticino e lo stupendo scenario delle Alpi.

16Perri-1966''Tutta la vita coltivai il progetto di farmi una casa in Calabria, non sul mare, ma in vista del mare con poca campagna intorno, un frutteto e la terra appena sufficiente per ricavare quanto basta ad una modesta famiglia: verdura, frutta, legumi, ortaggi coltivati in loco, autentici; materiale, insomma che non venga dai mercati, dai frigoriferi, dalle manipolazioni infami dell'industria. Tornare al tempo in cui ero ragazzo, quando andavo a prendere l'uovo appena ponduto dalla gallina che scoccodava; mangiavo la ricotta calda fatta in casa, il galletto che veniva dalla campagna, il piccione grasso che cresceva nel mio solaio e bevevo il vino spillato dalla botte, e la frutta staccata dalle mie mani: i fichi della Fontana dove avevamo l'orto, e le pere invernali che tenevamo appese sotto il tetto , dolci e succose fino a Natale. Qui dove sono non mangio che cose manipolate e conservate nelle scatole, ed ho perduto il gusto delle cose naturali, se fossi solo potrei farlo anche adesso, attuare questo antico sogno, ma ho i figli e lontano da loro non riuscirei a vivere, neanche in Paradiso. Ed è giusto che sia così.''

Muore a Pavia il 9 dicembre 1974. Il suo corpo riposa nel cimitero di Careri.

OPERE PRINCIPALI

Poesie: La rapsodia di Caporetto - poemetto - 1919
Romanzi:: I Conquistatori (1925 - Paolo Albatrelli), I Conquistatori (1945), Emigranti (1928), Povero cuore (1934), L’idolo che torna  (1938), Il discepolo ignoto (1940), La Missione del Redentore (1941), L’amante di zia Amalietta (1958)

Racconti: Una notte d’amore (1929 - Paolo Albatrelli), Leggende calabresi (1930), Racconti d’Aspromonte (1940)

Scritti inediti ed incompiuti: Annuncio alla madre (atto unico - teatro), Il puro folle  (romanzo – incompiuto), Gregorio VII  (teatro – inedito), Taccuino d’un solitario (diario – inedito), La notte di San Giovanni (dramma past. – inedito)

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