Pietra Cappa

Quando, costeggiando il mar Ionio, sotto il sole ardente, Gesù con i suoi discepoli giunsero in Calabria, furono presi dalla sete. Si fermarono, quindi, in un paesello fra ulivi e mandorli, si dissetarono e ripresero il cammino. Ma dopo la sete venne la fame e San Pietro si rivolse a Gesù, che, confidando nell’aiuto del Padre, ordinò ai suoi discepoli di prendere un sasso e portarlo fino al fiume. San Tommaso, ingenuo come sempre, si caricò un macigno, mentre San Pietro scelse accuratamente un sasso piccolo quanto un panino.

Gesù sorrise pensando a come sarebbe stata punita la malizia di Pietro.Giunti sul greto del fiume, gli apostoli si disposero in cerchio intorno al loro Maestro, il quale alzando gli occhi al cielo benedisse i sassi convertendoli, con gran meraviglia dei presenti, in pani caldi e croccanti come se uscissero allora dal forno. Pietro, avvilito, si ripropose di non sbagliare più e quando Gesù ordinò nuovamente agli Apostoli di prendere un sasso e portarlo per penitenza, egli scelse una pietra pesantissima sperando di poter mangiare per una settimana. Quando, a notte fonda, giunsero in pianura, il Maestro diede ordine che tutti posassero a terra le loro pietre e si sedessero sopra per riposare. San Pietro rimase deluso ancora una volta ma, consapevole di aver sbagliato, chiese che quel sasso potesse almeno rimanere lì per l’eternità. Allora si vide il macigno gonfiarsi e diventare un buon ettaro di terreno.

Quel macigno che è chiamato Pietra Cappa è ancora oggi a qualche km da Natile, sotto l’Aspromonte e i pastori dicono che si sente dentro uno strano rumore, come se qualcuno battesse con una mano di ferro contro le pareti della roccia. E’ Malco, sergente del Sinedrio, che, al tempo della Passione, colpì con uno schiaffo il volto del Salvatore e, dopo la sua morte, fu chiuso da San Pietro, divenuto guardiano del Paradiso, in quel macigno, dove è condannato a schiaffeggiare quelle pareti di sasso per l’eternità.

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