Altitudine

101 m slm

Superficie

6 Km2

Abitanti

1.192

Densità

198,67 ab/Km2

CAP

89040

Nome abitanti

portigliolesi

Santo patrono

San Leonardo

Giorno festivo

6 novembre

 

 

 

 

La fondazione di Portigliola si ritiene sia avvenuta verso il 915 dell'era volgare, epoca in cui i saraceni, di razza semitica, provenienti dall'Arabia, con inaudita ferocia, saccheggiarono e distrussero la fiorentissima città di Locri Epizephiri, perla della Magna Grecia.
In un primo tempo, Portigliola, che all'epoca della sua fondazione contava cinque fuochi, cioè cinque famiglie, si conosceva con il nome di Palimpoli, poi con quello di Portaiola e finalmente negli ultimi tempi e precisamente quando, come si asserisce Carlo III fece edificare lungo il litorale ionico, la Torre chiamata Palepoli cioè della città antica e, successivamente "Torre di Gerace o delle Cento Camere", Portigliola prese il nome dell'omonimo suo torrente, che si ritiene era il Butrotus sfociante al vicino porto della città. Portigliola, per la sua incantevole esposizione, per la sua privilegiata posizione amena, per la sua speciale natura del ferace terreno, tutto coronato di grigi ulivi, di vigne dorate, di mandorli dal fiore profumato, di agrumi fragranti di zagara di messi biondeggianti, era considerata la più bella aiuola della gloriosa vetusta città di Locri: Flos Italiae, così nominata dagli antichi e, quindi, per via etimologica - Portigliola significherebbe: Porti-Aiuola ossia l'Aiuola del Porto.
Fu quasi distrutta dal terremoto del 1783, e riedificata nello stesso posto. Fu possesso delle famiglie d'Aragona (1473-1502), de Cordova (1502-1558), de Marinis (1558-1574) e Grimaldi, che lo tenne fino alla eversione della feudalità (1806). L'ordinamento amministrativo disposto nel 1799 dal Generale Championnet la riconobbe autonoma e l'incluse nel cantone di Roccella, Dipartimento della Sagra. I francesi per la loro prima legge amministrativa, 19-1-1807, ne facevano un Luogo, ossia Università nel cosiddetto Governo di Gerace (perchè i cittadini vi esercitavano i diritti relativi al soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni: diritto di legna, diritto di pascolo, ecc.). Il Vispeare, quale membro e Procuratore Generale della "Commissione Feudale" dal Commissario Ripartitore Angelo Masci, ossia da colui che materialmente distaccò dal feudo, il territorio che si modellava su quello francese e, così il 4 maggio 1811, sotto Gioacchino Murat, Angelo Masci assegnò al Comune di Portigliola il rispettivo territorio di forma rettangolare, esposto a mezzogiorno, confinante con l'omonimo torrente, con i Comuni di Antonimina, di Gerace e dell'odierna città di Locri e comprendeva, allora, anche le seguenti località: "Paterriti", "Janchina", "Canale", "Cento Camere"; ma in un secondo tempo, tali località vennero distaccate, assegnate ed incorporate alla fiorente città di Locri (allora Gerace Marina).
Nel territorio di Portigliola fiorì e prosperò la vita industriale, artistica, economica, culturale, religiosa dell'antica città di Locri e da qui "si spaziò in giù a valle verso il Dromo e verso il mare" (giacchè il centro della Metropoli era costituito dalle tre colline: la "Mannella", l'"Abbadessa" e "Castellace"). Nello stesso territorio del Comune di Portigliola, poco distante dall'antica città di Locri, esisteva e fioriva una zona industriale per la fabbricazione e la lavorazione delle terrecotte votive e domestiche, nonchè degli oggetti destinati alla dea Persefone ed alla dea Athena e quella località si chiama, ancora, "Cretelle" per la natura del terreno argilloso da cui si ricava la materia prima per fabbricare e lavorare gli oggetti stessi.
Nella contrada "Quote S. Francesco", così nominata in onore di San Francesco d'Assisi, si sono trovati i ruderi del convento dei Francescani e molti altri ruderi, che attestano l'esistenza d'una terme greco-romana, come, in quelle vicinanze, si riscontrano le tracce di uno stadio e vicino le tracce di sontuose ville con pavimenti musivi; ville che, servivano da delizioso ed incantevole soggiorno alla nobiltà dell'alta aristocrazia greco-romana.

Il turista può iniziare a conoscere l'antica città greca percorrendo le strette vie del centro storico che si inerpicano sulla collina, dove ammirerà gli edifici acri del paese. Resterà di stucco di fronte all'imponenza dei resti di Locri che conobbe lo splendore in epoca magno-greca. La teca del tempio di Zeus, il teatro greco-romano, le necropoli preelleniche sono monumenti di estasiante bellezza. Per la ricchezza di ritrovamenti si organizza ogni anno un stage per centinaia di studenti e professori delle facoltà di archeologia di tutta Italia.

Ruderi Torre dei Corvi

Conosciuta anche come torre di Portigliola o torre di Pagliapoli venne costruita sulla spiaggia nelle vicinanze dell'antico porto dove già esistevano i resti di una costruzione greca. Della sua esistenza si hanno notizie certe a partire da 1582. Il custode fino al 1585 fu un tale Alonzo de Molino. La torre subì ingenti danni dal terremoto del 1638. Durante l'occupazione francese il punto difensivo fu utilizzato come riferimento doganale. Il terremoto del 1907 la rase al suolo. Oggi restano visibili soltanto poche pietra.

Teatro greco-romano

Costruito nel IV o III secolo a.C. fu scoperto nel 1940 dall'Arias. L'emiciclo è diviso in cinque cunei e mezzo con scalette d'accesso. Il tutto è recintato da un parapetto a blocchi calcarei. All'angolo occidentale del parascenio si trova una giara forse con funzione acustica. L'orchestra in terra battuta, ha un diametro di 24 metri e una corda di 19. Di fronte alla scena, era situato un loculo sacrificale con nicchie di 0,50 per 0,50. Delle decorazioni del teatro sono state recuperate quattro maschere teatrali policrome, frammenti di cornice di pinakes, amorini etc. .

Necropoli di CanaleNecropoli preelleniche di Canale

È stato Paolo Orsi a esplorale la necropoli. Nel 1890 l'archeologo aveva analizzato presso i fratelli Scannapieco una serie di reperti provenienti dalla zona: lance di bronzo, anelli, rotelle a circoli concentrici, catenelle, fibule ad arco, armille, spirali per anelli, bottoni a pera e a calotta e un grande scudo ellittico. L'Orsi studiò ben 80 tombe, ognuna delle quali conteneva da 20 a 100 vasi. Il sepolcro tipo era costituito da un atrio coperto con porta fissata al soffitto e alla soglia attraverso un paletto; una camera con volta piana circondata da una banchina. In una tomba gentilizia sono stati ritrovati: 3 doli ovoidi contenenti scheletri di bambini; 18 scheletri adulti; 3 scheletri infantili e uno di neonato in un'anfora villanovoide; 17 anfore villanovoide; 2 anfore greche geometriche; 28 scodelle; 10 ciotole; 19 boccaletti; 1 askos; 1 grande skiphos; 4 contrappesi piramidali; 12 fusaioli e 6 rocchetti.

Teca del Santuario di Zeus

Teca di PirettinaRinvenuta in località Pirettina nei pressi di una casa colonica. È un unico blocco di calcare interamente cavo (diametro di 157 centimetri; altezza di 126). Le pareti, spesse 31 cm, presentano l'esterno liscio, all'interno, invece, hanno quattro scanalature verticali, a sezione rettangolare poste a distanza regolare. Il coperchio è di forma circolare di pietra con quattro anelli di bronzo di verga massiccia che servivano per sollevarlo di dimensioni diverse: due più piccoli e mobili (diametro 13,8 cm), e due in posizione fissa (18 cm di diametro). All'interno erano contenute 39 tavolette di bronzo risalenti al periodo del governo democratico (IV-III sec. a. C.). Si notano, inoltre, fenditure regolari forse usate per reggere tramezzi di legno. Questa teca fungeva da archivio del tempio di Zeus, serviva cioè per registrare atti contabili dell'amministrazione del luogo sacro. Il ritrovamento avvenne nel 1959.

Torre MarzanoRuderi torre Marzano

Indicata come la torre Marzano, dal nome del proprietario del fondo, si trova sul declivio di una collina lungo il percorso delle antiche mura della città. La costruzione ebbe negli anni diverse funzioni. Dai ritrovamenti fatti al suo interno e nella zona circostante, si pensa che sia stata utilizzata come sacrario suburbano e come luogo di culto, dalla guarnigione militare che qui era dislocata. È costituita da un quadrilatero a blocchi di calcare tenero. All'interno si trovano un rocchio di colonna scanalata di tipo dorico, frammenti di ceramiche vascolari e coroplastici, probabilmente con funzioni votive. Alle spalle si notano una serie di strutture edilizie che fanno presupporre un'utilizzazione dell'edificio come baluardo civico.

Chiesa di San Nicola di Bari

La sua costruzione risale, con ogni probabilità, alla fondazione del paese. L'edificio sacro fu quasi del tutto distrutto dal terremoto del 1783. Ricostruita a una sola navata fu, successivamente, ingrandita con l'aggiunta di una seconda navata. Sulla facciata si notano un portale rettangolare sormontato da tre monofore. Affianca l'edificio un campanile costruito nel 1909. All'interno è conservata la statua di San Nicola, sull'altare costruito di recente. Lungo le navate laterali si notano una serie di nicchie che ospitano una serie di statue votive. Da segnalare, inoltre, la presenza di un antico mosaico.

Chiesa di San Leonardo (Matrice)

Edificata nel XIX secolo si trova nel centro del paese. Sulla facciata con timpano si notano una serie di lesene con capitello decorativo. Il portale rettangolare è decorato da finte colonne a base circolare. In alto una nicchia con timpano a lunetta e semicolonne con capitello. L'interno a tre navate custodisce la statua di San Leonardo patrono di Portigliola.

Giuditta Martelli
Nacque il 13 aprile 1893 da Francesco e Francesca M. Enrichetta Paola Petroli. Nel 1912 conobbe la mistica Annarosa Macrì. Il 16 luglio del 1923 Giuditta prese i voti. Aprì un asilo infantile per accogliere i bisognosi. Fondò la congregazione della Ancelle parrocchiali dello Spirito santo". La religiosa si occupò dell'apertura di diversi centri di accoglienza nella zona. Il 25 marzo 1950 Monsignor Giovanni Battista Chiappe, vescovo di Gerace, concesse alla congregazione, il riconoscimento di Istituto di diritto diocesano. Suor Giuditta morì il 21 maggio del 1957, all'età di 64 anni. Nel 1973 è stata aperta una casa a Roma, nel 1988 a Manila e nel 1994 a Tagaytay, sempre nelle Filippine.

 

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