Altitudine

250 m slm

Superficie

105,35 Km2

Abitanti

3.936

Densità

37,36 ab/Km2

CAP

89030

Nome abitanti

sanluchesi

Santo patrono

San Luca Evangelista

Giorno festivo

18 ottobre

 

 

Corrado Alvaro

 

Polsi

 

 

La zona di San Luca era abitata fin dai tempi della Magna Grecia. La cittadina di Pietracucca che si trovava, probabilmente nei pressi di Pietra Cappa fu assaluta e distrutta dai Saraceni dell'emiro Hassan nell'anno 952. Molti degli abitanti furono ridotti in schiavitù e deportati in Africa. Altri, scampati alla strage presero la via dei monti e si stabilirono ai piedi di Pietra Castello, imponente massiccio di roccia di conglomerati polimictici, trasformato dai bizantini in fortezza circondata da triplice cinta di mura, in pratica imprendibile

Il nuovo villaggio si chiamò Potamia e visse per secoli al riparo della gran fortezza, condividendo le vicissitudini feudali di tutto il territorio. Sul mitico maniero corrono storie e leggende : dalla visita in Aspromonte di papa Silvestro alla battaglia tra saraceni e cristiani di cui si trova traccia nel poema cavalleresco Chanson d’Aspremont, nel quale la fortezza è chiamata Torre d’Aspromonte. Con la conquista della Calabria da parte dei Normanni, Potamia  fu inclusa in un vastissimo comprensorio feudale, che andava dal mar Tirreno al mare Jonio, detto Contea di Sinopoli che, in età sveva, appartenne al barone Carnelevario de Pavia. Da questi passò a Fulcone Ruffo,  ad Antonio Centelles e a Tommaso Marullo. Ormai però della gran contea era rimasta solo una parte, quella ionica che comprendeva i centri di Motta Bovalina, Bianco, Torre Bruzzano, Motta Bruzzano, Panduri, Potamia e Condajanni.

Le terre di Bovalino, Potamia e Panduri furono acquistate, verso al fine del secolo XVI°, da Sigismondo Loffredo, nominato dal re, Marchese di Bovalino. Pochi anni dopo, nel 1590, una tremenda alluvione ed un’imponente frana dilaniarono l’abitato del villaggio di Potamia. Le poche famiglie, superstiti dei precedenti esodi, dovettero abbandonare ancora una volta la terra dei loro padri. Il 18 ottobre 1592, in processione solenne, partendo dall’antica chiesa mezza diroccata, con in testa il vescovo di Gerace, Mons. Bonardo, il popolo si avviò per raggiungere il sito scelto per l’insediamento del nuovo villaggio; che si chiamò San Luca in onore dell’evangelista del quale quel giorno ricorreva la festa.

Dopo il Loffredo, San Luca passò dalle mani di diversi feudatari, fino a pervenire ai Gambacorta, duchi d’Ardore. Ai Gambacorta successero i Clemente che  tennero il feudo per 131 anni fino all'eversione della faudalità (1806).

San Luca fu dichiarato Comune autonomo nel 1811 e incluso nel circondario di Bianco.

Il secolo XX° si annunciò alla Calabria con tre disastrosi terremoti in quattro anni che arrecarono danni enormi al piccolo paese seicentesco. Il magnifico palazzo marchesale, ora proprietà dei signori Stranges, subì danni incalcolabili ed irreversibili. Negli anni cinquanta una serie d’alluvioni catastrofiche ferì gravemente il territorio, producendo innumerevoli frane, e rivoluzionò l’economia fino allora prevalentemente pastorale. L’ultima alluvione del dicembre 1972 mise in pericolo la parte più antica e bella del paese, quella arroccata, come “ un nido di calabroni”, alla collina. Ancora un drammatico esodo di massa.

Nel 1819 Alessandro Clemente vendette le terre a Francesco Stranges, uno degli agenti ripartitori dei beni demaniali, marchese di fatto delle terre fino al 18 aprile 1835, giorno della sua morte. Il terremoto del 1783 causò gravi danni all’abitato che purtroppo subì, successivamente, le alluvioni del 1951 e del 1953.

Casa di Corrado Alvaro

Si trova di fronte la chiesa matrice ed un edifici a tre livelli edificato nel XVIII secolo. Aperta al pubblico è sede dell'omonima fondazione. La casa conserva l'arredo originale e i libri dello scrittore di Gente d'Aspromonte. La stanza da letto è stata ricostruita nei minimi particolare e oggi si presenta così come l'aveva lasciato lo scrittore sanluchese.

 

Da vedere i ruderi del castello medievale e quelli dei quattro monasteri di S. Stefano, S. Costantino, San Giorgio e S. Giovanni. Nei dintorni di San Luca si possono visitare i ruderi dell'abbazia normanna di San Nicola di Butramo. La maggiore attrattiva è comunque esercitata dal Santuario di Polsi, notissimo centro di culto mariano, meta di pellegrinaggi per migliaia di fedeli, provenienti, soprattutto, da Calabria e Sicilia

Chiesa Santa Maria della Pietà

Sulla facciata con fastigio si nota il portale rettangolare sovrastato da una monofora, con timpano spezzato, e lesene dotate di capitello decorativo. In alto, nel timpano, un orologio. All’interno formato da un’unica navata è conservata una tela seicentesca rappresentante la Deposizione. Qui sono conservate, inoltre, alcune statue processionarie tra cui quelle di San Luca e di San Sebastiano.

Chiesa di San Giorgio (ruderi)

Si trova nell’omonima frazione ed è un antico edificio di origine bizantina (X-XI secolo) con pianta centrale e absidi semicircolari di cui rimangono visibili soltanto alcune tracce. L’edificio fu edificato come punto di riferimento per i monaci che vivevano eremiti. Un tempo aveva un pavimento in marmo policromi rimosso nel 1936 e conservato nel museo nazionale di Reggio Calabria, ma non esposto. Le colonne che abbellivano la navata sono state in parte rimosse e portate al Santuario di Polsi altre, invece, sono visibili tra i ruderi. L’antica struttura doveva avere una cupola centrale e quattro cupolette laterali, con struttura simile alla cattolica di Stilo.

 

Il lago Costantino

Il lago Costantino si formò durante l'alluvione nel 1973. Dopo giorni di intense piogge, il 1 gennaio 1973, una frana di enorme dimensioni si rovesciò sul letto del torrente Bonamico, in un tratto mediano della zona tra Polsi e San Luca, assestandosi perfettamente da una sponda all'altra.

Si formò così una diga naturale e, nello spazio di qualche giorno, una enorme quantità di acqua e fango riempì l'invaso.

La zona interessata è ricca di oleandri, per tale motivo, il lago creatosi, in un primo tempo, venne battezzato "degli oleandri", in seguito fu denominato ufficialmente "lago Costantino", dal nome dell'antico monastero di San Costantino del X sec. che sorgeva in quei pressi.

Consolidandosi la diga di sbarramento, si è creato un singolare laghetto di 170 m. di larghezza, 400 m. di lunghezza e 18m di profondità massima.

Col passare del tempo la distesa d'acqua assunse sempre più le caratteristiche di un vero e proprio lago, con la tipica vegetazione sulle sponde, con la formazione di piccole spiagge e soprattutto con l'allocazione di una fauna prettamente lagustre. Scienziati e ricercatori anche stranieri lo studiano fin dalla sua nascita come un importante fenomeno geologico.

Le acque erano talmente limpide e pulite che poteva essere utilizzato come riserva di acqua potabile.

Negli anni '70 alcuni ricercatori dell'università di Berlino, aiutati dalla popolazione locale effettuarono studi nel sito del lago, arrivando alla conclusione che esso sarebbe scomparso già nei primi anni '90 per l'accumulo di detriti sul fondo, accumulo che, evidentemente, si è rallentato, anche se non arrestato negli anni.

Le intense piogge verificatesi nel gennaio 2008 hanno accelerato e portato a compimento il processo di insabbiamento del lago Costantino, creatosi nella fiumara Bonamico, in agro di San Luca, 35 anni fa.

Il lago aveva comunque già da tempo ridotto le sue originarie dimensioni. Era chiaramente visibile l’avanzare inesorabile della fiumara ma non si pensava che la sua scomparsa sarebbe stata così rapida. A nulla sono valsi gli appelli degli abitanti di San Luca e soprattutto degli operai AFOR che suggerivano di intervenire con briglie e gabbionature che diminuissero l’apporto di detriti dalla fiumara. Ma la natura ha le sue leggi alle quali inutilmente tentiamo di opporci: la pioggia lo ha generato e la pioggia se l’è ripreso.
Nato il 3 gennaio 1973 – Morto il 22 gennaio 2008

Pietra CappaPietra Cappa

Pietra Cappa si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, in località S. Luca, provincia di Reggio Calabria.

Affascinante, imponente e misteriosa, quasi amletica. Così appare ai viaggiatori Pietra Cappa, il monolite più alto d’Europa che sovrasta il paese di Natile superiore occupando circa 4 ettari di terreno e svettando in altezza per oltre 100 metri. Situata sul versante orientale del Parco dell’Aspromonte, nella valle chiamata delle Grandi Pietre proprio per la presenza di numerosi conglomerati rocciosi modellati dalle intemperie fino ad assumere forme particolari, Pietra Cappa ha origini antichissime e appare citata già negli antichi monumenti medievali.

Ipotesi suggestive e fantasie colorite sono sempre state scatenate nell’immaginario collettivo dalle enormi pietre presenti in tutto il territorio reggino. Megaliti dalla forgia insolita, disseminati un po’ dappertutto, e, in particolar modo, tra i sentieri dell’Aspromonte incantato, che si stagliano imponenti da migliaia di anni rimanendo avvolti dal mistero più fitto e dalle leggende popolari.
Per spiegare le loro origini si scomodano, infatti, la letteratura fantascientifica, esoterica e religiosa, non disdegnando gli extraterrestri, il Santo Graal o Gesù e gli apostoli.

Ma Pietra Cappa riveste un ruolo rilevante, addirittura, nel mistero dei Cavalieri Templari.
Raccontano le leggende, infatti, che Reggio, oltre ad essere la patria della Decima Legione Fretense che crocifisse Gesù e trafugò i tesori del tempio di Gerusalemme, tra le cui fila militavano Longino, il legionario che trafisse con la lancia il costato di Cristo e il funzionario Lucius Artorius, ossia il vero re Artù, e dei numerosi crociati dai quali ebbero origine i cavalieri di Malta, fu anche il punto di partenza dei monaci che fondarono l’ordine di Sion, i quali ebbero la rivelazione del Graal, la simbolica coppa del sangue di Cristo, proprio a Pietra Cappa. E qui, nelle sue misteriose ramificazioni che arriverebbero sin nelle viscere della terra, si sarebbero stabiliti, e, in seguito, nascosti, i Cavalieri del Tempio, rendendo la ‘Regina dell’Aspromonte’ ancora più enigmatica e affascinante.

Ammantato di storia e leggenda anche l’origine del nome di Pietra Cappa che molti indicherebbero in una traduzione di cono rovesciato.

Quello che è sicuro è il fascino di questo luogo: circondato da una fitta vegetazione di eriche, lentisco, mirto, corbezzolo, castagno, lecci, cespugli di menta e di origano, sprigiona una forza e un’energia atavica, con il suo carattere selvatico e solitario ancora non intaccato dalla mano dell’uomo moderno.

Gli unici segni di antropizzazione sono i resti bizantini che s’incontrano sul sentiero che conduce al monolite. Da visitare i ruderi della Chiesetta bizantina di San Giorgio, un tempo dotata di pavimento di marmo, di cui rimane qualche suggestiva colonna e qualche muro.

A guardia di questa vallata mozzafiato i Giganti di San Giorgio, secolari castagni lasciataci in eredità probabilmente dai monaci basiliani che incorniciano la bellezza naturale, paesaggistica di questo luogo.

 

Webmaster Ing. Francesco Alati