Santi Modestino, Florentino e Flaviano martiri locresi

La Chiesa di Locri-Gerace, il 14 del mese di febbraio, celebra la memoria dei Santi Modestino, vescovo, Florentino sacerdote e Flaviano diacono, primi martiri locresi (III secolo).

Di loro si sa ben poco. E quel che si conosce, trova non poche difficoltà ad essere documentato sufficientemente. Supplisce la tradizione circa il loro attaccamento alla fede ed il loro martirio.

La vita e il martirio di san Modestino sono narrati in un manoscritto duecentesco, conservato nell'Archivio Capitolare di Avellino, e ben compendiato dal Fiore e dal Martire come leggiamo ne I Vescovi di Gerace-Locri di Enzo D'Agostino.

Oriundo di Antiochia, Modestino sfuggì alla persecuzione di Diocleziano (284-305) per l'intervento di un angelo che, dopo averlo liberato dalla prigione, "(eum) deposuit in locum qui dicitur Lucridum, in quo multos infirmos orationibus suis salvavit".

"Ma Modestino dovette fuggire anche dalla città calabra, e dopo inenarrabili peripezie passate insieme con i compagni Florentino e Flaviano, si rifugiò nei pressi di Avellino, dove concluse la sua vita intorno all'anno 295".

Nella città campana, il Santo è molto venerato: gli è stata dedicata una chiesa ed è il patrono del luogo.

Alcuni nostri storici, come il Fragomeni e l'Oppedisano, hanno incluso il nome di Modestino nell'elenco dei Vescovi locresi. A quel tempo, Gerace non aveva ancora la consistenza di un centro abitato, ne è, almeno al momento, documentabile l'esistenza, a Locri di una Sede vescovile, canonicamente organizzata.

Si può, perciò parlare di Modestino come di un Vescovo itinerante che, soggiornando a Locri (Lucridum), dopo aver lasciato Antiochia, ebbe il grande merito di aver salvato, con le sue preghiere, i corpi di molti infermi; ma, ancor di più, con la sua fede ed il suo esempio, di aver associato, al suo martirio, quello dei suoi due discepoli, Florentino e Flaviano, che lo avevano seguito fino ad Avellino, dove avevano offerto, in supremo olocausto, la propria vita a Cristo e alla causa del Vangelo, "usque ad effusionem sanguinis".

La Chiesa di Locri-Gerace ne fa debita memoria e, onorandoli, se li propone come modelli di vita.

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